La Mia Rivoluzione - Da Budapest 1956 All?italia
(Ivan Plivelic)
È un libro di una straordinaria testimonianza di un giovane rivoluzionario del 1956 di Budapest. Si ringrazia l?Autore per questa rievocazione in occasione dell?anniversario cinquantennale dell'infausta rivoluzione ? la quale è stata considerata dai comunisti controrivoluzione e la sua rivalutazione è stata proibita e considerata tabù. Con questo libro abbiamo avuto altre informazioni autentiche, raccontate in prima persona da uno dei ragazzi del ?56. Il libro ha avuto una lunghissima incubazione di diciassette anni. Nelle note dell?autore tra le altre possiamo leggere: Suo malgrado nel 1956 divenne rivoluzionario. Egli, che è sempre stato pacifico e in pratica apolitico, si trovò coinvolto in vicende molto superiori a lui. Avvenimenti che non comprendeva nemmeno chiaramente. Trascinato dagli eventi, prima li subì, poi v'aderì e infine ne fu addirittura protagonista. Egli dice: «Ancora oggi sono sbalordito del mio cambiamento insospettato. In seguito, passata la tragedia, tornai nei miei ranghi, il molo dell'eterno rivoluzionario barbuto non mi s'addiceva per niente. Sono dedito alle scienze, alle arti e altre belle cose.» Questa è la storia sconosciuta d'alcuni coraggiosi che affrontarono l'armata sovietica per cinque giorni, impedendo uno dei passaggi diretti dall'aeroporto in città. Combattendo nel sobborgo Pestszentl?rinc di Budapest, sul Viale Üll?i tra il quattro e l'otto novembre del 1956, essi crearono non pochi danni e disagi a chi invase a tradimento, finché la morte di alcuni di loro, non mise fine all'eroica resistenza. Non si risultano documenti scritti relativi a queste vicende. Solo a distanza di tempo uno si rende conto di aver partecipato ad un evento storico o almeno ad un piccolissimo frammento di questo, forse meritevole di essere conosciuto. Poi così conclude questo capitolo: «lo sono uno dei sopravvissuti probabilmente l'unico, in grado di raccontare i fatti di sangue e di resistenza del nostro piccolo gruppo, che mi onoro come suo comandante. In memoria dei miei compagni descrivo gli avvenimenti esattamente come li ricordo, senza aggiungere nulla ai fatti realmente vissuti. Foto di documenti e dei personaggi, sono dell'epoca...» Il suo non è un trattato sulla rivoluzione ungherese: per questo esistono molti documenti, anche in italiano. E solo la sua storia vissuta, uno dei tanti del popolo. Oggi si può comprendere la «ragione politico-economico' di una logica ferrea dell?Imperialismo russo, ma sicuramente non può essere condiviso. L'autore dice: «Non ho mai odiato il povero soldatello sovietico inviato al macello ma non perdono chi lo ha mandato. Se posso perdonare questi combattenti ingannati, a loro volta soggiogati, non riesco altrettanto coi traditori magiari. Questi Quisling non meritano perdono per aver consegnato la patria allo straniero per vili interessi personali. È assai difficile tra questi trarre un giudizio veritiero sul loro capo János Kádár: prima tradì la rivoluzione ed i suoi compagni (anche comunisti come lui) ma poi lentamente portò il paese verso un sistema che in Occidente hanno chiamato ?Dal volto umano?. Per quanto umano poteva essere! Chi può dire se ciò riesce a compensare le innumerevoli nefandezze compiute da questo triste personaggio che per decenni figurò tra i peggiori di tutta la Storia?»... (Este Edition, Ferrara 2006, pp. 296, ? 15,00)
Fonte: Il mio articolo firmato con il nome anagrafico: http://www.osservatorioletterario.net/osservatorio55-56.htm
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