Ulisse
(James Joyce)
Leggendo Ulisse, il secondo romanzo di James Joyce, viene fatto di chiedersi se la letteratura non abbia compiuto tutti i suoi passi, se cioè James Joyce abbia raggiunto il fondamentale punto di non ritorno, data la modalità espressiva adottata. E infatti, scorrendo le opere dei suoi imitatori, di coloro che invece l'hanno detestato o semplicemente poco amato, si capisce che forse con l'Ulisse ci si è spinti molto oltre. Per smentire ulteriormente chi la pensava in questo modo, tuttavia, lo scrittore irlandese pubblicherà l'alter ego notturno di questo poderoso e decisivoromanzo, alias Finnegans Wake. Scritto in una ventina d?anni,partorito come un racconto, il romanzo presenta diverse chiavi di lettura e unlivello multi-strutturale che ne fanno un?opera molto ostica. Non solo per ilsignificato del ritorno, il tratto nazionale irlandese e ebreo, ma anche larappresentazione scenica e plastica della modernità, con la vocazione al dettaglio quasi maniacale, che conduce il lettore nell?ambito della quotidianità così mai espressa bene come in certe pagine. L'Ulisse, infatti, narra l'eroicomica giornata di un irlandese ebreo, Leopold Bloom, che vagabonda nei meandri sconosciuti della sua Dublino, in un viaggio urbano di andata e ritorno, che segue, pedissequamente, la traccia del mito omerico (da qui il titolo). Ma l'Ulisse è anche il romanzo del figlio che Bloom non ha mai avuto, Stephen Dedalus (già protagonista del primo romanzo di Joyce), e della morbosa e passionale moglie Molly, che lo tradisce con il volgare Blazer Boylan (quanto contrasto con la pia e fedelissima Penelope di Omero!). Odisseo, Telemaco e Penelope sono ripresi in un affresco cittadino dal sapore modernista, durante una normalissima giornata del 1904, tra passeggiate, funerali, bordelli, traffico, pubblicità, discorsi politici e i capricci del clima. Ulisse è un romanzo mastodontico, composto di 18 capitoli e una trama praticamente impossibile da riassumere. Ci sono comunque momenti leggendari, a partire dalla prima scena sul vecchio faro, nella quale viene presentato Stephen. Oppure quando Stephen incontra il ?padre? Leopold, al centro del libro, in un sordido bordello. L?episodio più famoso rimane comunque il celeberrimo monologo finale di Molly, un esempio di moderno flusso di coscienza, che termina con quel SI triplicato, che ha il gusto piccante di un orgasmo appena sopraggiunto.
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