Noi, I Ragazzi Dello Zoo Di Berlino
(Christiane Vera Felscherinow)
La caratteristica che rende questo libro così coinvolgente,triste ereale è fondamentalmente una:esso non è un insieme di racconti scrittida esperti completamente estranei a ciò che davvero vuol dire drogarsi,nè da ex tossicodipendenti ormai usciti da quell'inferno, nè tantomenoda eroinomani veterani ormai adulti e con poche speranze diriconquistare la propria vita, "Noi,i ragazzi dello zoo di Berlino"èinvece la raccolta delle testimonianze di Christiane F.,una ragazzinapressappoco della mia età se non più giovane.E' questo ciò chesostanzialmente colpisce e rende questo libro un vero capolavoro daleggere, perchè ha molto da insegnare nonostante risalga a tre decennifa. Non sarebbe stato affatto uguale se l'avesse scritto un esperto,doveva per forza essere scritto da chi vi era DENTRO, non fuori. Ma èproprio questo che sconvolge, Christiane racconta tutto in modo crudo,diretto e dettagliato. A chi dice che "Noi, i ragazzi dello zoo diBerlino" è un libro troppo crudo per essere letto, chiedo:sarebbe statouguale se vi fosse scritto "Entrai nel bagno e ne uscii barcollante"invece di "Mi chiusi in bagno, con l'ago dovetti cercare a lungo unavena perchè ormai erano quasi tutte intasate...Chi riesce asopravvivere anni con l'ero finisce per bucare la lingua e il collo"?Io credo proprio di no, questo libro è praticamente perfetto, forse laconclusione può sembrare affrettata e poco soddisfacente ma in fondo ilmessaggio che il libro comunica a chi riesce a coglierlo e stringerlo asè non è nel fondo ma nel mezzo. A nessuno servirebbe sapere come èandata avanti la vita di Christiane dopo l'unica disintossicazioneriuscita, a tutti invece le esperienze di questa ragazza che ha toccatol'inferno.La protagonista purtroppo non è una, ma migliaia, che, come scriveV.Andreoli nel suo commento a fine libro, "Vedono il proprio mondodentro una bustina di plastica". Forse non si potrebbe descriveremeglio ciò che succede a chi si droga, chi vede il mondo distorto,triste, buio e spietato, con occhi che potrebbero esser stati i nostrio che probabilmente sono davvero quelli di un vicino di casa, delragazzo che ci chiede spiccioli alla stazione, di una compagna diclasse che sembra dimagrire fino a scomparire e che se ne stà sola inun angolo con gli occhi tristi...Christiane era appunto una ragazza come tante, con una famigliaproblematica, un ambiente "a rischio" e le amicizie sbagliate.Dall'hashish è passata agli acidi e poi all'eroina. E' stata proprioquesta a portarla in un mondo all'inizio magico ma poi infernale espietato, dove tutto diventa necessario per soddisfare l'incessante eterrribilmente pressante bisogno di eroina. Ha dovuto così rubare,elemosinare, vendere gli oggetti a lei più cari ed infine il propriocorpo, che ormai non era più suo, ma dei suoi "clienti" e di quellasostanza che odiava ed amava in un sol tempo, mentre vedeva i propriamici morire uno ad uno. Una situazione disperata, senza vie d'uscita,in cui l'unico modo per sopportare la vergogna è uccidersi. L'unica chefosse in grado di aiutarla era sua madre ma iniziò a cedere sempre piùcon l'aumentare delle disintossicazioni non riuscite, fino a rinunciarea strappare Christiane da quella polvere irresistibile ed appuntoinfernale. La realtà è proprio questa, i tossicodipendenti sono soli,terribilmente soli, privi di aiuti, rifiutati da tutti, allontanati amorire in un vicolo. Così tentano il suicidio con il "buco finale",cosìlo chiama Christiane, ma nel suo caso non ha avuto l'esito da leisperato.Questo libro lancia un messaggio sociale dettato dalla disperazione dimigliaia di giovani la cui voce purtroppo non viene sentita, perchè chinon ha il loro stesso problema, chi ha la possibilità di ridonar lorouna vita non vuole udirla."Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino"ha moltoda insegnare, a giovani e adulti, indipendentemente dall'età, dallacondizione sociale, dalle opinioni al riguardo. Libri come questodovrebbero riempire gli scaffali delle librerie, la società ne habisogndroga è conosciuto solo in superficie e vienespesso ignorato o, peggio ancora, rifiutato. Le opere di volontariatorendono prestigio ad una famiglia, invece aiutare chi si droga,ha unbisogno disperato di aiuto ed è a pochi passi infanga il "buon nome" dichi crede di aver capito tutto dalla vita quando invece non ha capitoproprio niente. Non vogliamo aprire gli occhi e capire che ciò che èsuccesso a Christiane potrebbe un giorno succedere a nostro fratello,alla nostra migliore amica, a nostro figlio. L'Italia è ceca, perchèquesta problematica sembra lontana quando invece è ben più vicina dellafame nel mondo o della povertà negli stati africani. Una società delbenessere, ma solo in apparenza.
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