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Baudolino
(U.ECO)

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La storia che torna protagonista. Il Medioevo affascinante e fantastico. Umberto Eco, vent'anni dopo il suo monumentale "Il nome della rosa" (1980), torna a raccontare le vicende di un'epoca che non smette mai di affascinare schiere di lettori di ogni età. Un romanzo quasi picaresco "Baudolino", dove le vicende del giovane protagonista si mescolano con il mondo del fantastico, con la storia, la politica, la religione e la natura umana. Proprio quest'ultima sarà il motore che muoverà le pagine del libro e le vicende dei suoi personaggi. Baudolino nasce nel 1168 nei pressi di Marengo, nelle campagne piemontesi, dove poi sorgerà Alessandria (il cui patrono sarà proprio S.Baudolino). Casualmente si ritrova alla corte dell'Imperatore Federico Barbarossa che ne diverrà padre putativo, prendendo a cuore l'educazione di Baudolino. Approderà così a Parigi, alle sue bellezze e ai suoi piaceri. Conoscerà i compagni di ventura che lo seguiranno per tutto il romanzo. Arriveranno le crociate e la Terra Santa, le magiche terre abitate da genti mitiche che conducono al leggendario regno cristiano di Padre Johannes, alle estreme terre d'Oriente. Mito e leggenda, storia e fantasia, questi gli ingredienti di un romanzo che nonostante la lunghezza (527 pp) non perde mai di ritmo. Dove le vicende e i personaggi si mescolano senza mai diminuire di autenticità e logicità narrativa. Si inizia dalla fine, con Baudolino che durante il saccheggio di Costantinopoli (di cui narra fedelmente i fatti accaduti nel 1204) incontra quello che sarà il suo interlocutore privilegiato, il suo ?pubblico', Niceta Coniate (dotto bizantino realmente vissuto in quegli anni). Un racconto nel racconto quindi, dove ai ricordi si mischia l'immaginazione. Un ragazzo figlio di contadini (anche se il padre è il mitico Gagliaudo Aulari, che salva Alessandria dall'assedio di Federico Barbarossa con la storia della sua vacca), con una naturale predisposizione alle lingue e l'invenzione fantastica. Una storia regolata dalle leggi che governano il mondo, cioè ?il caso' e ?la necessità'. E' in virtù del caso che volge a suo favore che Baudolino entra nelle grazie dell'imperatore. E' in virtù della necessità che inventa le sue storie e la Storia. Domanda Niceta al cronachista di se stesso: «Si, ma cosa racconti?», Baudolino risponde, «Signor Niceta, il problema della mia vita è che io ho sempre confuso quello che vedevo e quello che desideravo vedere».La menzogna diviene così motore della storia, di ogni storia. Difatti sarà una menzogna di Baudolino a portare l'Imperatore ad un'effimera vittoria sui comuni della Lega Lombarda, a determinare la legittimazione dell'impero da parte dei giuristi bolognesi e la canonizzazione di Carlo Magno, o ancora a spingere Federico ad intraprendere la Terza Crociata.Ed è per questo che il vescovo Ottone rimproverando Baudolino di essere un mentitore, lo ammonisce e lo approva allo stesso tempo dicendo « Il mondo condanna i bugiardi che non fanno altro che mentire anche sulle cose infime e premia i poeti, che mentono soltanto sulle cose grandissime».Spetterà al lettore intuire le implicazioni metaletterarie del testo ed i suoi numerosi rimandi culturali che vanno dal Milione di Marco Polo alla letteratura apocrifa, dalla "Navigazione" di San Brandano nel VI d.C.ai Bestiari, dalle cronache medievali alla letteratura volgare. E scoprire così che nella "Kronica" che Baudolino scrive a quattordici anni, in un pastiche di latino e volgare piemontese, è nascosto l''Indovinello Veronese' (documento filologicamente importante sulla nascita dell'italiano volgare databile attorno al IX° sec. d.C.), oppure che le storie di Baudolino sulla leggenda del Santo Graal, sono le stesse poi raccontate da Wolfram von Eschenbach nel "Parzival" del 1200. Un furfantello, un giocoliere della storia, forse esistito o forse no. Quello che in Inghilterra è detto Trikster God. Ma anche un cosmopolita, amante della vita e della libertà. Un ui, viaggiatore e scopritore, cosciente del valore intrinseco della diversità e dei suoi linguaggi.Flavio Fabbri



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