Zoo
(Isabella Santacroce)
Zoo di Isabella Santacroce Fazi editore 2006 Affresco preciso ed incalzante del dramma di una famiglia composta da madre, padre e figlia, il testo si dipana sul ritmo ossessivo della rievocazione di quest'ultima, unica voce narrante. Parossistica corsa all'annientamento reciproco alimentati da un amore così intenso da non essere riconosciuto, né riconoscibile come tale e che, pertanto, diviene tensione, sopraffazione, umiliazione, possesso, senza riuscire a prendere forma, a sbocciare e lasciando ognuno costretto nella propria irraggiungibile gabbia mentale. Sedotti da una prosa scarna ed immediata, a tratti ipnotica e senz'altro musicale, ci si ritrova, periodo dopo periodo, al finale secco e spietato. La familiarità con l'angoscia e la solitudine umane che trattiene il lettore sulla pagina e, in qualche modo, lo consola nella misura in cui egli si riconosce nella sofferenza, viene spazzata via nelle ultime pagine del libro con un colpo secco. Un colpo secco nel ventre che ti drizza sul letto e ti riporta vigile e senza battito. Il libro della Santacroce è un libro scritto bene, molto bene ed è un libro che bisogna scegliere di leggere, bisogna deciderlo. Pronti ad accogliere il pugno nello stomaco, accettandone la sincerità spietata senza scandalizzarsi, senza tacciare di perversione o sensazionalismo, visto che il testo è ispirato ad una storia vera, ma riconoscendo la grande capacità di introezione e la sensibilità avvolgente dell'autrice. Non è un libro da regalare
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