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Tropico Del Capricorno
(Henry Miller)

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Terzo volume di una celebre trilogia composta da Tropico del Cancro (1934) e Primavera nera (1936), Tropico del Capricorno (1939) è l?ultima parte, in ordine di composizione, della narrazione-confessione dello scrittore americano Henry Miller (1891-1980). Considerato da buona parte della critica l'opera più rappresentativa di Miller, l'autore descrive il proprio percorso umano e artistico nei primi anni, dalla giovinezza vagabonda e inconcludente a New York nel periodo della Grande Depressione fino alla scoperta del sesso e della propria vocazione di scrittore.In America fu lungamente colpito da censura perché nei suoi romanzi, e questo non fa eccezione, rivela particolari intimi delle sue avventure con le donne senza risparmiare di descrivere il tutto con espressioni oscene. Ci mostra i suoi sentimenti di superiorità nei confronti degli altri, il suo sentirsi parte di una razza eletta. Dice tutta la verità su se stesso non certo per esibizionismo, ma per fare i conti una volta per tutte con l?enigma Henry Miller. Infatti lo scrittore ce lo dice all?inizio del libro che è lui il peggior nemico di se stesso. E? un uomo dalla personalità complessa. Nel suo animo sono presenti mille contraddizioni. Perciò deve affrontare la sua parte oscura. Il romanzo fu scritto durante il periodo del soggiorno parigino. Dopo essere stato disoccupato, dopo aver bussato a mille porte H. Miller trova finalmente un buon posto di lavoro. Ma l?attività lavorativa è frenetica e Miller assume, licenzia, comunque scheda centinaia di persone. E? un lavoro che lo snerva, ma che allo stesso tempo gli permette di indagare sulla natura umana. E infatti Miller scrive che se un uomo riesce ad essere equilibrista sull?orlo dell?abisso, se riesce cioè a superare la tragicità dell?esistenza, allora può diventare una persona completa. Ha capito in un dato momento della sua vita che non esistono i pazzi e le persone normali. Non esiste una linea di demarcazione netta tra normalità e follia. Anche gli uomini più normali hanno una parte folle, che però rimane inibita. Nei pazzi invece la parte folle domina sulla parte normale. Per essere un artista totale invece bisogna saper integrare queste due parti. Tutto consiste quindi nel disinibire la parte folle, ma non lasciarla predominare incontrastata. Che cosa sono in fondo i grandi artisti se non dei folli, che anticipano i tempi e che allo stesso tempo scovano un nuovo filone di cose ? Miller tutto questo l?ha intuito e, saturo di esperienze di ogni tipo, ce lo comunica.



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