La Pensione Eva
(Andrea Camilleri)
Da questa storia -che ha il sapore dolciastro dei ricordi con il loro retrogusto un po' amaro- manca l'ormai famoso commissario siciliano, ma rimangono immutati la sagacia e il fascino discreto che sempre contraddistinguono i libri di questo autore erudito e sornione che tra le sue pagine delinea i personaggi con sapienti pennellate, e affresca la sicilianità con una scrittura agile e brillante caratterizzata dall'uso di termini dialettali che conferiscono ai testi un tocco ironico e, a tratti, persino esilarante. I viaggi che si compiono attraverso la lettura di questo autore sono piacevoli quasi come una gita fuori porta con la vista del panorama che generosamente regala emozioni. La pensione Eva ha il fascino malinconico di ciò che non c'è più, ma rimane come una piccola oasi tra le chiazze desertiche della mente. E' un luogo in cui un piccolo gruppo di adolescenti -alle prese con le incertezze, i batticuori e le prime scoperte della loro età acerba- si incammina per le strade della vita adulta. Non è soltanto il postribolo in cui ci si immerge alla ricerca di un piacere anonimo e momentaneo, ma è -per il protagonista- un micro mondo dentro il quale attingere la spensieratezza, dove è facile trovare -travalicando i confini di un'isola- la possibilità di un confronto con anime differenti che hanno occhi languidi e accenti diversi. E' un luogo in cui nascono finanche degli amori che sfidano le convenzioni sociali. Le figure seducenti che animano quelle stanze pomposamente arredate -con le imposte chiuse di giorno- vengono idealizzate nella loro semplice umanità. La cornice ha l'eco dura della guerra incomprensibile, ciecamente distruttiva che stranisce, allontana, uccide. Alla fine rimane la gioia -pur velata di malinconia- di essere vivi, di scoprirsi più fortunati di altri per avere attraversato la macerie indenni.
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