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Danzando Sull'abisso
(Han Nolan)

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E? la storia coinvolgente di una bambina, Milagros, dei suoi pensieri, delle sue paure e delle sue fantasie che colmano vuoti abissali di affetto. Milagros cresce in una famiglia anomala, quasi a metà fra il mondo della magia e quello della realtà. La bambina arriverà all?età di quattordici anni non riconoscendo se stessa come bambina vera, in carne ed ossa, ma mettendo alla prova la veridicità del suo corpo, la sua sensibilità, la sua corporeità dandosi fuoco.
La cura lenta e difficile delle cicatrici sulle gambe di Milagros, dovute alle ustioni procuratesi nel rogo, ha luogo all?interno di un istituto per malati psichiatrici, ?I Cedri?. Qui la cura verso la guarigione fisica è uno spunto per la cicatrizzazione di ferite interne e profonde come pochi immaginano possa avere una bimba la cui vita è la copertura di un segreto di famiglia.
Nella villa dei Cedri il dottor De Angelis è il primo a parlare alla bambina con un linguaggio vero che corrisponde alla concretezza della quotidianità sempre mancata a Milagros.
?E? strano coi bambini. Proprio la cosa che gli adulti si sforzano tanto di tenere segreta è quella che loro finiscono coll? imitare?, con queste parole proferite per bocca del dottor De Angelis, Han Nolan, l?autrice di ?Danzando sull?abisso?, fa veicolato un? assioma pedagogico. Le bugie raccontate ai bambini circa la loro nascita vissuta come evento vergognoso per vari motivi all?interno di famiglie immature, quando sono costruite ed imbellettate con parole d?effetto, creano nella mente in crescita di un bimbo una realtà a tutti gli effetti. La nonna di Milagros ripete alla bimba da sempre che lei è nata da una donna morta perché Sissy è stata vittima di un tragico incidente quando era ancora gravida di Milagros. Il nome della bambina è stato scelto perché calzava a pennello con l?evento: lei era un miracolo.
L?effetto, però, sulla bimba non è quello magico, piuttosto è l?inconsistenza del suo corpo che lei destina inevitabilmente all?autolesionismo (tanto sono figlia di una donna morta?).
Il padre Dane, scappa dall?oppressione della stessa donna, sua madre, la nonna di Milagros. Alla bimba viene detto che il padre si è sciolto in mezzo alle candele.
Milagros si sente, quindi, in dovere di credere che Dane tornerà, riprenderà consistenza, che ?sciogliersi? può accadere, tutto ciò se lei lo vorrà veramente perché è lei la causa di tutto: in questo mondo, tutto sotto sopra, è Milagros stessa l?autrice dei miracoli e delle disgrazie, in fondo è una bimba a cui spetta l?egocentrismo e l?animismo che, a sua volta, spetta di diritto ad ogni bambino (e gli adulti farebbero bene a non dimenticare questa verità). Lei, mai accarezzata, mai considerata come una persona comprensiva di sé - il traguardo che ogni donna ed ogni uomo devono raggiungere per stare bene è volersi bene, amarsi, considerarsi e stimarsi: chi ti educa ha il diritto di trasmetterti questa unica verità - costruisce la sua ennesima verità: sono figlia di una donna morta e di un uomo sciolto. E? matematicamente impossibile che Milagros si consideri normale; è improbabile che venga accettata dai suoi pari come bimba altrettanto normale. Impara, infatti, a fare i miracoli, danneggiando, a dire il vero, le compagne di classe con intrugli che fanno perdere i capelli in cambio di un filtro d?amore. Ma non basta: si darà fuoco quando una sua compagna le urlerà in faccia quello che si vede, cioè la falsità dell?arte di fare i miracoli (?tu sei falsa, non sei vera!?).
Il romanzo è? un viaggio magistrale fra i pensieri ?in costruzione? di una bambina che ha il diritto-dovere di esistere nell?affetto e nell?amore puro. Si può essere orfani di madre e di padre, ma mai di affetto. Se la nonna di Milagros le avesse detto che era figlia di una suicida, incapace di rinunciare alla professione di ballerina e di diventare madre a sedici anni, probabilmente i pensieri di Milagros si sarebbero concentrati sull?affetto di una nonna che le voleva bene, nonostante tuttoed incondizionatamente! Questa è l?unica fonte da cui nasce la serenità di un cuore in crescita: l?amore incondizionato.
La malattia mentale, credo voglia considerare il romanzo, non è necessariamente organica o neuro-biologica. E? l?educazione che costituisce il primo indiziato. Educare significa indirizzare le inclinazioni al meglio, ma non significa affatto deviarle a piacimento dell?agente educante perché questo implica il rischio di una deviazione mentale nell?educato.
E questo non succede solo in un romanzo, purtroppo.



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