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Tre Camere A Manhattan
(simenon)

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Ci sono opere che, per quanto ti affanni a catalogarle entro i limiti di una ben precisa tipologia, finiscono inevitabilmente per sfuggire a qualunque ansia classificatoria più o meno motivata e necessaria.
Basta aver visto un film come Blade Runner per capire cosa voglio dire. Formalmente un film di fantascienza, certo. E' incontestabile che le vicende si snodino in improbabili e fumosi paesaggi di terzo millenio, le auto non corrano su ruote ma semisospese in prossimità di arterie d'asfalto e agli uomini si affianchino improbabili replicanti. A poco a poco, però, si avverte che la vicenda è così forte e viva d'una vita propria che quella secca catalogazione risulta ad un dipresso riduttiva, quasi offensiva. Le atmosfere stuzzicano le nostre paure ed ansie, l'incertezza e la suspence si pongono a simbolo delle nostre ansie di uomini moderni, il monologo finale assume il sapore di un poema epico.
E se guardate certi quadri senza il bisogno di dissezionarli per preparare un esame all'università scoprirete, pressochè immediatamente, quanto l'affanno di incasellare quel quadro in un movimento artistico piuttosto che in un altro divenga poco più che un ozioso trastullo da intellettuali annoiati. Perchè se lì dentro ci andate a finire con tutti voi stessi, con la voglia di scoprirvi fianco a fianco di muse inquietanti, a passeggio per piazze semideserte popolate solo delle lunghe ombre dei portici, scoprirete che ci sono silenzi e domande, inquiteudini e desideri di sogno, voglia di classico e tensione al futuro tanto da rendervi ubriachi di domande, storditi dalla scoperta di un inaspettato quanto profondo ed articolato testo di filosofia su tela.
Ed è per questo che se si tenta di recensire, segnalare, far soffermare un potenziale lettore su un libro come questo, il convenzionale ausilio di una catalogazione del testo entro una precisa tipologia appare subito in tutta la sua sconcertante inutilità.
certo una storia misteriosa che ti tiene attaccato pagina dopo pagina in attesa di un evento c'è, certo le atmosfere fumose e disordinate di una New York quanto mai simile ad un sobborgo di Parigi o di Bruxelles ci sono, ma accontentarsi di definire questo romanzo un "giallo" o magari (con qualche pruderie aristocratica) un "noir" pare riduttivo e quasi offensivo.
Le pagine si snodano intorno alla vicenda e senza che il lettore se ne possa accorgere, nel volgere di poco, ci si ritrova in quelle atmosfere con così tanta intensità quasi da sentirsi addosso quel pungente odore di freddo che le parole distrattamente lasciano sulla lana infeltrita dei vestiti; così tanta intensità che la figura di lei, giovane donna protagonista, diviene uno dei più bei ritratti di donna che la letteratura ci abbia mai regalato. Non è la descrizione di una donna, nè di un corpo fragile e minuto come di un mondo che si è adagiato su spalle troppo piccole; non è la descrizione di una angoscia o di una paura che monta; è tutto questo, sì, ma anche molto di più. E' il racconto della seduzione che è in ogni donna molto prima del gioco del sedurre, è quel misto di fragile forza disperata, di coraggiosa rassegnazione, che fanno di certe donne il personaggio vero di una vicenda da romanzo.
E' difficile descriverlo,ma se ti lasci andare a quelle pagine, l'unico gesto che vorresti fare è gettarle un golfino sulle spalle, prenderla sottobraccio, proteggerla con un ombrello perchè ogni atto sia il tributo ad una tenerezza che le pagine del libro fanno irrompere, senza indugio, ad ogni riga.
Al contempo vi cresce uno struggimento sempre più forte, un montante senso di rabbia, impotenza, disperazione nei confronti di una vicenda cattiva che contro la protagonista s'accanisce come un destino. Inspiegabile come un destino, crudele come un destino, ineluttabile come un destino.
Ecco cosa c'è in questo libro: forza necessitante delle vicende umane, crudeltà, struggimento ma, più forti e vere, seduzione, dolcezza, tenerezza, qualcosa che nell'insieme potremmo inicome un raffinato tributo all'eleganza della vita.



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