Gli Schwartz
(Matthew Sharpe)
''Gli Schwartz'' si inserisce in quello che ormai è un vero e proprio genere narrativo americano, palesatosi con il grande successo de ''Le correzioni'' di Jonathan Franzen, e di cui fanno parte autori importanti come Sedaris e Burroughs; al centro di questi romanzi, c'è sempre un'analisi critica ed impietosa nei confronti della famiglia medio-borghese statunitense, ma tutto è sempre raccontato con ironia ed un tocco di leggerezza.
Titolo originale del romanzo è The sleeping father. Bernard Schwartz, il padre che dorme, depresso cronico, il padre che per errore scambia le sue pillole antidepressive con quelle di un altro paziente nello studio del suo psichiatra, ricavandone un coctail originale che lo scaraventa seduta stante in un coma devastante. Si risveglierà istupidito, bambino tonto che dovrà imparare tutto da capo e che si affiderà anima e corpo al figlio diciassettenne, Chris.
Chris, dal canto suo, nel bel mezzo di un?esplosione ormonale che lo spinge a erotizzare tutte le donne che incontra, fa del suo meglio e fa di suo padre, quell?uomo ?trasformato in un cretino sbavante?, un laboratorio per i propri esperimenti di rieducazione.
La madre non c?è, è scappata e si dà al sesso "casuale", fino a imbattersi nel padre della neurologa che cura Bernard, che la seguirà fino alla fine. La figlia, Cathy, è in preda al misticismo, vuole a tutti i costi convertirsi dall?ebraismo al cattolicesimo e ci si dedica anima e corpo, fino a che rimane incinta di Frank, l?amico nero del fratello Chris.
Non è semplicemente un American Beauty e non è un romanzo serioso, ma propone una cinica visione del mondo, un mondo imbizzarrito e placcato di glamour, disperatamente incurabile e disperatamente ridicolo.
Siamo i clowns di noi stessi.
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