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L'insostenibile Leggerezza Dell'essere
(Milan Kundera)

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Si tratta del romanzo piú famoso scritto dalla scrittore ceco naturalizzato francese. Sicuramente, rispetto agli altri lavori di Kundera, quest'opera vanta qualcosa di superiore; ossia, un titolo di impatto. La struttura narrativa - come per tanti aspetti anche il contenuto - non é dissimile a libri come Il libro del riso e dell'oblio o L'immortalitá.
Ció che distingue la produzione letteraria di questo scrittore, é la capacitá di combinare insieme elementi tanto diversi, riflessioni filosofiche, descrizioni naturalistiche e flussi di coscienza di personaggi che si incontrano e si allontanano continuamente. A storie apparentemente sentimentali (perché in realtá di sentimento non c'é granché, i rapporti umani descritti da Kundera sono sempre freddi e cinici) Kundera offre una prospettiva imponente, quella della Storia universale, se cosí si puó dire. Ossia, definisce intorno alle sue figure un mondo intero, un mondo che ha una dimensione storica, e nella descrizione di esso l'autore non si astiene mai dall'essere critico, nei confronti del mondo e della storia. Alla base di questo naturalismo c'é il background in cui lo stesso Kundera ha vissuto; dunque, la Boemia di Tereza é la stessa Boemia dello scrittore, e la condizione disagiata vissuta da Tereza e Tomas sotto la pressione del regime sovietico é la stessa condizione che Kundera ha vissuto in prima persona, e della quale é stato feroce critico in diverse occasioni (fra cui, il romanzo Lo scherzo, in cui l'autore rievoca il momento della sua espulsione dal partito comunista). Quest'atmosfera cupa, e per certi aspetti addirittura kafkiana (non dimentichiamo che anche Kafka era uno scrittore ceco), riempie ogni angolo della narrazione, tanto da porsi in pieno, anche a discapito delle vicende dei protagonisti. É il peso della storia, che schiaccia le vicende individuali, e mostra i personaggi come umili marionette, sottoposte a una condizione che nega loro una vera libertá. Giá questa riflessione é avanzata da Tomas, protagonista del romanzo insieme a Tereza. Tomas pensa al suo incontro con Tereza, un incontro assolutamente fortuito. É un insieme di coincidenze, che hanno portato al loro incontro. Se dunque ogni cosa é figlia del caso, é evidente che la vita stessa degli uomini é una fatalitá. E cosí anche l'essere stesso dell'individuo, ció che gli é piú proprio.
La conclusione del romanzo é giá insita nelle premesse, dunque. Se ogni effetto é casuale come le cause, allora ogni cosa finisce annullata in un vacuo, impalpabile Nulla.



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