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Dalle Fogne Di Chicago
(Theodore L.Thomas e Kate Wilhel)

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Un libro decisamente datato? Lo pensavo anch?io prima di leggerlo.Una rivelazione.Ho visto il film ?Blob? ed andando avanti nella lettura sembrerebbe proprio essere derivato da questo libro.Il racconto è lucido, preciso, scientificamente ineccepibile, a patto ovviamente di accettare la sospensione di incredulità che un libro di fantascienza richiede.Le prime pagine presentano una perfetta descrizione del modo in cui la cosa (che viene chiamato clone nel libro) si forma, prende vita ed inizia la sua inesorabile marcia alla ricerca di cibo. Fin dalle prime pagine diventa impossibile staccarsi dal libro, sembra veramente di sentire il rumore del clone mentre si muove.Dal momento in cui esso fa la prima vittima il libro accelera pagina dopo pagina il ritmo. Il racconto diventa più concitato. Facciamo la conoscenza dei protagonisti man mano che gli eventi precipitano. In realtà dovremmo chiamarli comprimari perché il protagonista indiscusso è lui: il clone, tutto preso nella sua spasmodica ricerca di sostentamento (in una perfetta metafora della società civile che si espande a scapito di tutto ciò che la circonda). Ci troviamo in un ospedale dove vengono eseguiti i primi esperimenti e trovata la possibile soluzione, in vari palazzi della città, a decine di isolati di distanza, in una scuola i cui alunni si salvano solo grazie al sacrificio di un eroico... meccanico.Ci rendiamo conto, via via che il clone tocca i vari punti nevralgici della città, di come anche oggi la situazione non sarebbe certo migliore, il panico dilaga, la gente fugge impazzita provocando ingorghi in ogni area della città, chi non si lascia prendere dal panico sono gli immancabili sciacalli, pronti ad approfittare sempre e comunque di ogni situazione per quanto terribile e pericolosa possa essere.Assistiamo alla morte di decine di uomini comuni ed altrettanti uomini comuni che si trasformano in eroi per salvare i propri simili.Ma la cosa che più di ogni altra lascia il lettore con il terrore dentro di se è la semplice, inevitabile morte che comporta il venire a contatto con un qualcosa che potremmo trovarci davanti in ogni momento della nostra stessa giornata: una sostanza apparentemente innocua, quasi curiosa, che uccide senza traumi, senza provocare panico ne dolore, una sorta di morte dolce, bianca, tanto inattesa quanto inevitabile. Non vi è alcuno scampo ne per se ne per i propri cari e non vi è nulla che la nostra prontezza ed il nostro coraggio possano fare, solo la speranza in qualcuno di inatteso, qualcuno che abbia scoperto il miracolo necessario a fermare il peggiore dei nostri nemici: i nostri stessi avanzi.Il libro, il 436 della collana, segue una sorta di ?filone? iniziato con con ?La trappola mortale? di G. Daulton pubblicato nel 1908 (quasi sessant'anni prima della prima pubblicazione del libro di cui sopra) e prosegue con ?cio' che usci' dal lago michigan? di Roger Lovin, (pubblicato nel 1978 come 754 nella serie Urania).Questo filone narrativo nasce dalla particolare struttura idrico fognaria della città di Chicago che ha richiesto dei veri e propri virtuosismo di ingegneria civile verso la fine del diciannovesimo secolo.



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