Il Pasto Nudo
(william borroughs)
Il pasto nudo di William Borroughs è, a mio parere, la celebrazione più intima del delirio mentale, dell' allucinazione, di quella psicotica alterazione delle sensazioni, risultante dall' assunzione smodata di droghe.
Borroughs, spesso citato come tossicodipendente fu, a mio parere, piuttosto, una sorta di scienziato della droga.
Sperimentò infatti gli effetti di molteplici sostanze stupefacenti direttamente su di sè, e ne trascrisse i risultati, come dimostra la lettera scritta al suo medico nell' ultima parte del libro, che identifica il suddetto romanzo in un vero e proprio saggio sulle droghe.
Ma, la droga non è l'unico tema, quanto, più semplicemente un filo conduttore che lega l' ideatore alla sua opera, ovvero il Borroughs assuntore di stupefacenti a quel trattato frutto del suo ingegno, pervaso dall' efficacia quegli effetti, tramutati in scrittura .
Il pasto nudo è un' opera altissima, una pura confessione di anti-ideali, dalla corruzione della società, alla perdita di valori, dall' orrore e l' oscenità delle debolezze umane che annientano l' umanità peccatrice, all' omosessualità e al sadismo.
Un mondo di inquietanti deformazioni descritte in una forma anch'essa deformata, che, appare, a tratti ostica a comprendersi, ad una prima lettura superficiale del testo.
Una realtà estrema, nel qual tempo deformata e deformante, una realtà che affascina, ma, contemporaneamente rende schiavi e annienta.
La realtà della droga, che travolge la vita diventando l' unico pasto, che si possa consumare, un pasto nudo, il pasto in grado di isolare il singolo individuo dalla meschinità di una società classista e spregiudicata, immolandolo sull' altare di un'unicità, che, forse è mera follia.
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