Il Velocifero
(LUIGI SANTUCCI)
Eccolo il vero libro. Ecco come si riesce ad affascinare con la scrittura. Divertimento e rammarico, speranza e tristezza si mescolano in questo librone che ti dispiace dover finire. E'una saga familiare di inizio '900, ambientata a Milano, con personaggi così veri ma anche così teatrali che ti vien voglia di metterlo in scena. E non mancano i buoni, a cominciare dai nonni dei protagonisti: Renzo e Silvia, fratello e sorella di cui seguiamo le traversie all'interno del caravanserraglio che é la loro casa, da quando sono bambini allo scoppio della 1° guerra mondiale. Ed anche i cattivi sono ben rappresentati dal Belomm e dalla tenutaria del bordello. Gli altri si pongono in percentuale più o meno alta in questa lista a secondo delle traversie e delle avventure che debbono affrontare. Sostanzialmente il libro si divide in due parti distinte: la prima riguarda l'infanzia di Renzo e Silvia e la bellezza di vivere in famiglia numerosa tenuta insieme dall'amore e dalla testardaggine di nonno Camillo mentre la seconda parla della disgregazione di questa unità e di come la vita ti possa cambiare. Il finale rimane aperto a molte interpretazioni, e mi piacerebbe che la mia fosse smentita da chi vede nelle parole dell'infermiera un segnale di ripresa. Rimane comunque una grande storia sull'amore, la unica e grande forza che ci possa davvero aiutare a superare la solitudine cosmica che ci circonda.
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