Come Le Foglie(le Stagioni Della Vita)
(Mario Scrignar Sichi)
Come le foglie.(le Stagioni della vita) Vago in un mattin sereno nel declinar d'inverno, l l'ancora terra algida sotto i piedi scricchiolare intendo, leggera verga rigida ancor percuote il viso, pur al fiacco contrasto dell'obliquo sole. Roteo le sonnecchianti, ancor pigre pupille, da oriente a occidente e rallegro il cuor, pallida luce a striature rosa, livida ancora per l'ora lesta, brilla sulla foresta,illumina valle d'or. Immersa dell'inverno ancor del suo torpore, già da ponente spira un pizzico di calore, un bacio come a cuore innamorato è annunciar d'amore, muove le nude branche degli imponenti steli, alle tane squarcia i veli che tormenta donò. Sui poggi primaticci, i più lesti al sole i bucaneve premono del rosa lor fulgore, sulle dure scorze e le sonnecchianti fronde, prepotente preme di nuova linfa l'onde. Un suono di campane dal paesello s'alza giocondo nel fresco d'aria pura, è ora la foresta tutto un grande coro color smeraldo coi baglior dell'oro, la Pasqua corre in gioiose ore, il giorno fausto che s'innalzò il Signore dai nudi sassi, spera l'umanità, nel cuor gioconda, al vuoto dell'inutil tomba. Le fatiche d'autunno pur non furon vane, sorge dal suol dei campi il nuovo pane, i piccoli ventagli s'aprono dal boccio, piccole foglie tremule, sul salice del fosso, su pel castagno e al faggio vestono il grigio dosso. Vibra speranza ancor verso il perenne sole, e a fanciulla in cuor bussa l'amore, strida e canti, canti e stridi s'odono ovunque dai palesi o ascosti nidi, d'albione svanito il gelido colore, verdi i poggi e le vallette in fiore, sempre più in alto sale l'antico sole, copre or foresta foglie di verde intenso occultano l'immenso a chi volar non pole. S'ode dei grilli l'allegro crepitare, al mar gioioso corre l'or placido torrente, l'oro del sol rifrange e le rive in fiore trionfa la natura nel suo perenne amore, fioreggia il giacinto con la felce accanto, le gaie fanciullette dispiegano il l'or canto, canto d'amore come coro di cicale, che nel meriggio innalzano l'inno al sole. Lenta sembrò la lesta primavera ai cuori imberbi pressati dall'amore, a scender dallo zenit è poi più lesto il sole, rapidi fuggono i giorni per il lieto cuore. Volge all'autunno il suo fulgor l'estate, il dolce sguardo delle fanciulle liete chino su culle di nuova vita allegre, che amor ad amore aggiunge. Ora spinge la stanca linfa al giallo nella foresta la foglia che fu lesta, d'altre al rosso ne accompagna sorte, mentre più lieve è il cantar del gallo e mute ormai di gracidar cicale, cangia il loro canto in nenia soave, dal pago cuore s'alza d'intorno a culle, giocondo e allieta il mondo. Cadon le foglie sulla terra bruna, congia il biondo crine in color di brina, cadono lievi sulla bruna terra ciò che resta d'uom suo seno afferra, ciò che resta, ma suo spirto vola, non a tramonto ma verso altra aurora.
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