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The Da Vinci Code
(Dan Brown)

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Ha suscitato lo sdegno delle gerarchie e degli intellettuali cattolici, destato interrogativi perplessi sul perché del suo successo strepitoso e delle tante polemiche suscitate, venduto 3 milioni di copie in Italia, 40 nel mondo.

Cos?è questo furbissimo libro? Una fiction di ritmo straordinario, congegnata a metà fra giallo e esoteria, una serie di assassinii, anche efferati, colpi di scena, rivelazioni di identità, la ricerca di un tesoro e alcuni particolari profumi che ne hanno fatto la fortuna.

Dan Brown si può infatti analizzare e se ne scoprono abbastanza facilmente le alchimie, cosa non possibile per esempio con Dumas, per rimanere nel genere.
Siamo al Louvre di notte e il curatore terrorizzato, ma lucido stacca un prezioso quadro dalla parete per far scattare l?allarme. E? inseguito. Sa che altri sono morti, viene colpito, la ferita è mortale. Poi corriamo dietro al suo pensiero terrorizzato che possa venir scoperto qualcosa di molto prezioso in una antica chiesa parigina dove c?è qualcuno che veglia fedele sul segreto. Entra in scena l?eroe, bellino, intellettuale esperto di simboli e americano che viene arrestato dalla polizia senza saper perchè. Il cadavere del curatore è ritrovato in una posizione straordinaria, leonardesca: il mistero si infittisce. Appare lei: bella, malinconica, sola, coraggiosa, nipote del curatore, è l?eroina più tradizionale che possiamo immaginare. Paga un tributo alla modernità: è dura e diffidente. Come nelle migliori favole, salva l?eroe e si mette sotto la sua protezione dopo un pochino di lotte, perché le vere eroine si sottomettono solo al vero principe e prima devono saggiarlo. I due fuggono nella notte, ma c?è ben altro che la polizia. C?è un bruto che si muove nell?ombra e un cardinale dell? Opus Dei di cui sappiamo che è impegnato in un?operazione che lo preoccupa, in Vaticano ed è legato al bruto. E come storia basta così: probabilmente ho già detto la fine anche se non sono andata oltre un settimo del libro.

Piano piano comincia a insinuarsi nel libro un profumo meraviglioso di Rinascimento italiano, arte, scienza, misteri, veleni e segreti inclusi, perché il Rinascimento, anzi Leonardo si rivela una chiave possibile. Leonardo sapeva, anzi capeggiava una società segreta incaricata di proteggere il mistero. Da chi? Ma dalla Chiesa ovviamente. Leonardo che era un genio ci ha lasciato dei segni che possiamo capire , perché ormai sappiamo tutto dei simboli e della matematica. Il segreto riguarda l?umanità intera e siccome nel Rinascimento cercavano la felicità e la saggezza, è un genio rinascimentale che si è occupato di preservarlo. Ancora i ?misteriosi? numeri di Fibonacci, che si ritrovano nei girasoli e nelle conchiglie rivelano altri segreti. L?eroe e l?eroina continuano a fuggire nella notte, vogliono salvarsi, ma vogliono soprattutto sapere e seguono i simboli, con una tecnica enigmistica perfetta come quella di Poe. Il lettore corre e pensa con loro, con la certezza che ogni passo porta più vicino ad un segreto meraviglioso.

Quando arriva al Graal, ai templari e alla vera storia di Gesù, e ai cattivi che ci hanno nascosto ciò che ci renderebbe veramente vivi e veri, il lettore è assolutamente felice.
Si trova, niente di meno che nel bel mezzo della ricerca del Graal che è la conoscenza, il cuore del mondo, la sapienza, il risanamento dai dolori, la luce, il coronamento, la grazia il perdono ?. E le nostre squallide e noiose città si sono finalmente rivelate uguali alle misteriose foreste dei cicli arturiani. In queste foreste il lettore si avventura alla ricerca di ciò che dà un senso alla vita, è Lancillotto e Parsifal, costeggia ruscelli che cantano, incontra dame misteriose e saggi eremiti, scende in grotte di tenebre, prova se stesso. Ha più che Lancillotto: ha tutta la meravigliosa ragione e la scienza che abbiamo prodotto in questi ultimi secoli.

Ma alla fine scoperto il grande segreto del Graal, il grande segreto che secondo il libro, ci avrebbe lasciato Gesù, grande mistico riformatore tradito dalla Chiesa, svanisce come la brina sull?erba e si rivela una cosa piccola piccola, che non porta un briciolo di felicità in più all?umanità, e tutto si risolve in un insieme di agnizioni, premio dei buoni, amore e scoperta in toni commossi del valore della famiglia parentale.

A questo punto si comincia a capire un po? l?arrabbiatura preoccupata della Chiesa perché il lettore non può pensare di essere rimasto con il fiato in gola sulle tante cose meravigliose che Brown gli ha messo in mano, per quel finale e si consola con le verità sulla Chiesa che crede di avere appreso. Perché magari di Chiesa e di Gesù non ne sa moltissimo, ma la propria fame di bellezza e verità la sente e, se ha perso la bellezza, vuole stringere almeno la verità.

Tanto indaffarati e con una scuola che ci prepara al mondo del lavoro, noi occidentali siamo totalmente vulnerabili perché delle nostre tradizioni non sappiamo più niente, le abbiamo lasciate, quando va bene, a qualche accademico. Invece, potentissima, l?idea del Graal è ben conficcata in un angolo profondo del nostro cuore, ed ha terribili poteri. E? perché ci siamo scordati l?antica e meravigliosa storia di Parsifal che trovò il Graal che le moltitudini si sono trasformate in lettori, accontentandosi del Codice Da Vinci. Molto più forte del Graal c?è nel cuore dell?occidente il nome di Gesù e la voglia di capire ma questo è un altro discorso anche se c?entra molto con il successo di questo libro.



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