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La Famiglia Moskat
(Isaac B.; Singer)

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La famiglia Moskat, di Isaac B. Singer


Chi volesse capire a fondo la situazione degli ebrei polacchi, e in genere dell?Europa centro orientale, prima della ?soluzione finale? nazista, dovrebbe leggere questo romanzo. Per comprendere come sia maturato quell?odio all?interno della civilissima cultura europea contro un popolo attaccato alla proprie tradizioni religiose, la storia non basta. Bisogna entrare nel cuore degli uomini, ebrei e gentili. Questo si può fare solo con un romanzo, e Isaac Singer ci riesce perfettamente.
Il romanzo ha la forma di una saga familiare, anzi segue lo sviluppo di almeno tre famiglie ebree: i Moskat, a partire dal patriarca Meshulam; i Bannet, a partire dal rabbino Mordecai; i Barman, a partire da Koppel, amministratore del grande patrimonio del vecchio e ricco Meshulam. I fatti narrati si svolgono soprattutto a Varsavia e si sviluppano per circa un secolo, prima della invasione della Polonia da parte delle truppe naziste. Nell?intreccio dei rami delle tre famiglie sono comprese tutte le classi sociali di cui si componeva la folta popolazione ebraica polacca: i proprietari come Meshulam, che vivevano di speculazioni e di affitti di case; la media borghesia cittadina dei numerosi negozianti; fino alle classi più basse, affollate di servitori, cocchieri, stallieri. Ma le differenze di classe, benché forti, vengono superate dal vincolo religioso che le assoggetta tutte ad osservanze rigidissime, a minuti cerimoniali quotidiani e ossessivi che riguardano il cibo, l?abbigliamento, l?arredo, il rituale liturgico, il rispetto dei rabbini, i libri ammessi e quelli proibiti, la scelta del coniuge, la pratica del sesso.
Ci sono però due tensioni continue molto sentite dalla comunità. La prima viene dall?esterno e consiste nell?odio sempre più palese della popolazione gentile verso gli ebrei, sentiti come ?diversi?, soprattutto quelli ortodossi, riconoscibili nel loro abbigliamento tradizionale. La seconda consiste nelle divisioni interne fra scuole rabbiniche diverse, spesso in conflitto fra loro per cavilli di carattere interpretativo dei testi sacri. Sulla base di queste due tensioni nascono e si diffondono il sionismo, il socialismo e la fuga dei giovani, stanchi della tirannia degli anziani, verso la Palestina o verso la cultura e i costumi evoluti dei gentili, a cominciare dalle scuole.
Il quadro storico diventa sempre più cupo con la catastrofe della prima guerra mondiale, che piomba su Varsavia e coinvolge tutti i protagonisti, e poi con la difficile situazione del dopoguerra, piena di miseria e di incertezze, di cui gli ebrei vengono ritenuti responsabili.
Quasi mai Singer narra direttamente questi riferimenti storici. Egli ce li fa conoscere attraverso le azioni, i movimenti, i sentimenti, i drammi dei tanti personaggi, maggiori e minori, che percorrono in lungo e in largo Varsavia e dintorni, in preda ad una frenesia continua.
Non esistono in questo romanzo personaggi sereni, felici, calmi. Tutti sono spinti da una febbre di passione, amore, odio, repulsione, rimorso, disagio di vivere. Il vecchio Meshulam è un avaro che colleziona mogli e denaro, sempre più preoccupato della fine delle sue ricchezze in mano ai numerosi membri della sua famiglia. Il suo amministratore, Koppel, appena morto lo deruba di una grossa somma e scappa in America con una delle sue figlie a lungo desiderata, ma neanche lì riesce a godersi in pace la ricchezza e la nuova moglie. Tornerà a morire nella Varsavia che dice di disprezzare.
I personaggi più inquieti però sono i giovani. Soprattutto Asa Heshel Bannet, un giovane di provincia dal carattere instabile e velleitario, ma intelligente e intuitivo, innamorato di Hadassah, nipote di Mashulam. Il loro è un amore infelice. Dopo un tentativo di fuga non riuscito, Hadassah è costretta a sposare Fishel, un commerciante pio e disonesto. Asa invece sposa Adele, che lo aveva seguito apposta in Svizzera con fredda e calcolata ostinazione. Asa e Hadassah si ritrovano e si sposano dopo il fallimento del loro primo matrimonio. Ma neppure la loro unione tardiva è felice, minata dalla infedeltà di Asa e dalla nevrastenia di Hadassah.
Questa inquietudine è il segno dell?incapacità umana di gestire la libertà, cioè di trovare un equilibrio fra le proprie passioni e la ricerca del bene, secondo la massima dei Padri: ? Tutto è previsto e la libertà ci è affidata?. Nessuno dei singoli personaggi del romanzo, e neppure la stessa comunità ebraica nel suo insieme, pur così religiosa e coesa, riesce a trovare questo equilibrio: c?è in essi sempre qualcosa di eccessivo, fuori misura, anche nel bene e nell?osservanza religiosa. Questo è il tema dominante dell?intero libro.
Singer conosceva a fondo la cultura ebraico-europea e la sua storia. Era lui stesso un polacco ebreo, figlio di un rabbino, cresciuto nel tribunale rabbinico e nella lettura dei testi in yddish. Pubblicò i primi racconti e il primo romanzo in Polonia, poi continuò a scrivere negli Stati Uniti, dove emigrò dopo il 1935 e vi pubblicò La famiglia Moskat nel 1950. Dunque, egli ricostruisce gli avvenimenti storici per conoscenza diretta o attingendo alle memorie dei numerosi ebrei europei dell?est diventati americani.



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