Il Nome Della Rosa
(Umberto; Eco)
Il nome della rosa, di Umberto Eco Il racconto vero e proprio è preceduto da un Prologo, in cui l?Autore spiega che la sua opera è una traduzione dal francese di una precedente traduzione di un libro introvabile. Si tratta di una invenzione letteraria non nuova nella tradizione del romanzo, il cui precedente illustre nella storia letteraria italiana è quello de I Promessi sposi di Manzoni. La prima edizione è del 1980. L?edizione del 1984 è seguita da Postille, in cui l?Autore spiega come ha proceduto nel suo lavoro di costruzione del romanzo. E? infatti un romanzo assai complesso. E? ambientato nel Medioevo, nei primi decenni del XIV sec., cioè nel periodo di maggiore contrasto fra il potere politico, rappresentato dall?Imperatore Ludovico il Bavaro, e potere religioso, rappresentato dal Papa Giovanni XXII nella sua sede di Avignone. La lotta politica è dura e feroce, attraverso scomuniche e condanne al rogo coinvolge fortemente gli ordini religiosi, soprattutto i francescani con la loro vocazione alla povertà, i benedettini gelosi delle loro ricchezze e della cultura delle loro grandi abbazie, e i domenicani da sempre difensori accaniti della purezza della fede contro eretici e nemici del papa. La voce narrante è appunto quella di un monaco, Adso da Melk, ormai divenuto vecchio, ma all?epoca dei fatti ancora giovanissimo novizio, affidato alle cure educative di un monaco più adulto e sapiente, Guglielmo da Baskerville. Guglielmo viene chiamato in una antica abbazia benedettina, che si trova in un luogo non precisato dell?Italia settentrionale, dove è stato trovato un monaco cadavere al di fuori delle mura del convento. Guglielmo entra subito in conflitto con Abbone, l?abate della abbazia, per la diversa concezione dell?etica e della funzione dei religiosi. Ma lo scontro più difficile è quello con l?attuale bibliotecario Malachia e col vecchio bibliotecario cieco Jorge, i quali difendono in tutti i modi l?accesso alla biblioteca del convento. Jorge è particolarmente aspro contro chi si manifesta incline al piacere del ridere, poiché il riso deformerebbe il volto e la percezione della verità. La biblioteca è la più grande raccolta di libri della cristianità, un immenso labirinto che tiene prigioniero il sapere antico e moderno di tutte le letterature umane. Guglielmo capisce che parte proprio dalla biblioteca il mistero della morte, non solo del primo monaco, ma anche degli altri monaci residenti che vengono colpiti uno dopo l?altro in vari modi, ma tutti presentano sulle dita e sulle labbra annerite evidenti segni di avvelenamento. Penetrato più volte di nascosto nel labirinto insieme con Adso, Guglielmo si orienta a poco a poco ed arriva quasi all?ultimo reparto, il Finis Africae, in cui sono custoditi libri proibiti a chiunque. A questo punto viene trovato cadavere Malachia, anch?egli avvelenato, e Guglielmo capisce che l?avvelenamento è prodotto dalle pagine di un libro che viene sfogliato bagnando il dito di saliva. Intanto nell?abazia arrivano le delegazioni papali e imperiali (domenicani e francescani) incaricate di trattare un patteggiamento. L?incontro fallisce, e viene individuato come autore degli omicidi il frate cellario col suo aiutante, sospettati di praticare magia nera e assassinio. Anche Guglielmo, che tenta di evitare l?errore di incolpare un innocente, corre il pericolo di essere accusato di eresia. Nella confusione creata dalla cattura del cellario, Guglielmo e Adso penetrano nel Finis Africae per cercare il libro assassino, ma qui trovano il vecchio Jorge che mangia le pagine di quel libro per seppellirlo per sempre nel proprio corpo. Si tratta del secondo libro della Poetica di Aristotele, considerato perduto, e che tratta del riso. La legittimazione del riso avrebbe distrutto, secondo la visione austera di Jorge, le stesse fondamenta filosofiche della cristianità basata sulla colpa e sul dolore. Nel tentativo di Guglielmo di salvare quell?unico esemplare di opera aristotelica, strappandola dallemani di Jorge, si rovescia una lanterna e le fiamme si propagano dalla biblioteca a tutta l?abazia, riducendola ad un mucchio di rovine. Guglielmo e il suo discepolo si salvano dalle fiamme, ma non possono far nulla per recuperare i preziosi libri distrutti. Adso, tornato molti anni dopo su quelle rovine, trova brandelli di fogli con l?aiuto dei quali ricostruisce il proprio racconto. Il romanzo può essere letto a vari livelli: è un poliziesco, un libro storico, contiene elementi filosofici, numerosi riferimenti a molti altri libri, antichi e moderni, palesi e nascosti. L?immagine suggestiva della biblioteca come labirinto del sapere, per esempio, rimanda chiaramente alla Biblioteca di L. Borges. E? infine un libro che fa riflettere sulla funzione dei libri e della cultura, i quali, quando sono proprietà esclusiva di un ceto, di un gruppo eletto, soprattutto a carattere sacerdotale, invece di essere strumenti di libertà, diventano formidabili ed atroci mezzi di potere e di dominio. Forse questo è il segreto del suo strepitoso successo in tutto il mondo.
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