The Stranger
(Albert; Camus)
Pochi sono i libri capaci di rendere una vicenda così reale da farla sentir propria come fosse stata vissuta in prima persona: lo Straniero di Albert Camus vi riesce. Chi di noi, almeno una volta, non ha agito in maniera automatica, meccanica, come se a farci compiere un gesto fosse l?abitudine o la noia piuttosto che la ragione. Questo è infatti un romanzo del lassismo, dell?indolenza che vince l?entusiasmo, dell?automaticità dell?azione fine a se stessa. Scritto in maniera asciutta, perché asciutti sono i pensieri e i comportamenti del protagonista, questa vicenda narra di come troppo spesso lasciamo che sia il caso a decidere per noi, di come la pigrizia che riversiamo nella vita ci condizioni a tal punto da instradare le nostre vicende nel torbido, nel surreale. Il protagonista di questa vicenda decide volontariamente di lasciarsi trascinare, di far si che il suo vedere sullo stesso piano ogni azione gli precluda sempre la scelta. Vivere o morire, essere imprigionato o rimanere in libertà, innamorarsi o meno della donna che gli chiede d?essere presa in sposa, tutto è una pura formalità, un giochetto che consiste nel prendere una scelta senza valutarne i pro e i contro o addirittura non prenderla proprio. Lo straniero è un inno alla difficoltà dell?esistenza, all?ineluttabile incomunicabilità che vi è fra le persone, all?impossibilità di esser se stessi così come ci siamo immaginati, così come vorremmo. Non vi è nulla che possa far si che il protagonista cambi rotta, che in qualche modo si redima dall?apatia ragionata che l?ha imprigionato, perché l?amara morale di fondo è che qualsiasi cosa si faccia non servirà comunque a cambiar il corso degli eventi e per quante forze riusciremo riversare in questa impresa essa ci sovrasterà comunque.
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