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Dalla Mano Nera A Cosa Nostra
(Enzo Catania)

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Se non ci fossero stati i vari Ford Coppola, De Niro, Pacino e Scorsese, la mafia sarebbe rimasta quello che realmente è: pizzo, estorsioni, morti ammazzati, faide e un inestinguibile senso di inferiorità degli italiani in America. E invece no. La mitologia dei mammasantissima, dell?onore da difendere come un Graal di famiglia, dei padrini dall?aria grave e solenne, i Marlon Brando con la voce bruciata, hanno trasformato un fenomeno sociale e politico in uno spettacolo da prima tv. Il merito del libro ?Dalla Mano Nera a Cosa Nostra?, uscito per Boroli Editore e firmato da Enzo Catania, è proprio quello di restituire alla mafia la sua reale portata storica.

Per chi non conoscesse Catania, bastano poche parole: un giornalista con la mania delle fonti. Vecchia scuola, Tempo Illustrato (Palazzi), Il Giorno (quello dell?Eni, lui ci tiene), grandi maestri, fiuto fino e testardaggine sicula. Non saltate a piè pari la lunga introduzione al libro, quella in cui racconta le sue origini giornalistiche. E? importante. Sì perché nella ?mafiologia?, l?abitudine alla corretta documentazione è parte essenziale. Catania studia da tempo il fenomeno e, come ripete spesso nel corso del libro, le sue fonti sono scrupolose. Si parla di lunghe giornate negli archivi americani, di ricerche appassionate e di ?scarpinate? giornalistiche. Ma anche di un?acuta ricerca bibliografica (confrontate la bibliografia finale, pochi testi ma molto precisi). Ed ecco il risultato: un libro forse scritto con enfasi, ma piacevole, ricco di storie.

La Mano Nera, prima di tutto. Guai a confonderla con la mafia, ma anche a ignorarla. Il fenomeno è antichissimo, pare risalga addirittura agli anni Ottanta del 1800, quando sui muri delle case cominciavano ad apparire delle impronte di mani sporche di carbone (poi ci sarà la variante con due spade incrociate) . Era un avvertimento: o fai come diciamo noi o sei finito. O paghi o muori. Questo avveniva non solo in Sicilia, ma anche e soprattutto a New York. Perché, secondo la tesi di Catania, l?asse Palermo - New York è stato quello che ha dato maggiore impulso alla mafia. Un ponte che cercherà di spezzare Joe Petrosino, il superdetective che veniva da Padula, Salerno, ma che, una volta giunto negli States, votò la propria vita alla condanna della mafia. Ci si ruppe la testa, per dirla alla Sciascia e purtroppo non è una metafora: Petrosino venne ucciso mentre era in missione in Italia. Forse la pista che stava seguendo era troppo scottante e non si fermava all?accertamento di quell?ormai noto ponte tra la Sicilia e l?America. No: lui si era messo in testa che dietro l?assassinio di re Umberto I a Monza, nel 1900, c?era la Mano Nera.

La mafia, come racconta il libro di Catania, si imbatterà spesso in simili poliziotti coraggiosi, qualche volta li ucciderà, qualche volta sarà costretta a soccombere, come nel caso di Al Capone, che dovette cedere davanti alla cocciutaggine di Elliot Ness e della sua squadra di ?Intoccabili?. Ma quello che maggiormente colpisce della mafia, è questa capacità ?animale? di riprodursi e mimetizzarsi, di cambiare codici e linguaggi, di piegarsi ai tempi (uno dei proverbi che fiorirono nei primi decenni del Novecento e che furono ispirati proprio dalla mafia è: ?piegati giunco quando passa la corrente?). Il pizzo come affare d?oro all?inizio del secolo scorso, le estorsioni ai danni dei primi emigranti che avevano fatto i soldi. Poi venne il proibizionismo ed ecco la straordinaria capacità dell?organizzazione mafiosa di cogliere al volo l?occasione. Poi il gioco d?azzardo e le slot machines, poi gli stupefacenti. Colpisce questo intuito primitivo, bestiale ed eccezionalmente preciso. Un?onda che si adatta alle sponde, uomini che cambiano idee e casacca in nome di un segreto tanto più spaventoso quanto più inaccessibile.

L?idea del ?qualcuno che sta sopra?, questa specie di religiosità atavica legata alla cupola mafiosa e la capacità (non solo dei siciliani) di fare della famiglia una fede. Questo fino ai giorni nostri, laddove il libro di Catania analizza gli ultimi sviluppi, la latitanza di Provenzano e gli agguati ai giudici. La mafia è questo e molto altro, ma soprattutto molto ancora da raccontare.



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