Central Asia:the Challenges Of Indipendence
(BORIS RUMER,;STANISLAV ZHUKOV)
Kazakhistan,Ubzekistan e Turkmenistan sono Stati di notevole importanza nell?Asia Centrale sia per l?elevata concentrazione di riserve di petrolio e gas e quindi la loro funzione di parziale surrogato o mitigatore della dipendenza occidentale dal Golfo Persico, sia per l?appoggio logistico militare che i primi due hanno fornito durante ?intervento militare contro il governo talebano di Kabul. Si potrebbe anche aggiungere il dettaglio che sono in atto conflitti dei governi nazionali con le minoranze mussulmane sia in Uzbekistan che nel vicino Tajikistan. Gli autori rammentano subito che tali Paesi non possono essere in alcun modo paragonati alle cosiddette aree povere del terzo mondo. In particolare sarebbe del tutto fuorviante ?indicazione di ?colonia delle materie prime? per il Kazakhistan già nell?epoca sovietica, posto che vi erano stati costruiti impianti nucleari, dai centri di ricerca alla produzione di combustibile atomico, il cosmodromo tuttora utilizzato di Baikonur, impianti per la produzione di equipaggiamento minerario e macchine agricole, come sarebbe egualmente fuorviante un?analoga indicazione della piantagione di cotone per l?Uzbekistan, che è sì uno dei 5 maggiori produttori mondiali della fibra, ma aveva già ospitato durante la seconda guerra mondiale un massiccio trasferimento di impianti industriali e manodopera russa per sfuggire all?avanzata tedesca. Peraltro questi Paesi, insieme ai confinanti Tajikistan e Kirghystan avevano beneficiato di un tentativo di relativa autonomia regionale durante la parentesi riformatrice di Kruscev.A tutto ciò bisogna aggiungere che dopo il crollo dell?Unione Sovietica, l?Uzbekistan era stato uno dei Paesi che aveva retto meglio al trauma della transizione, limitando la caduta della produzione e del reddito, che in alcune ex Repubbliche superò il 50% e recuperando fra i primi il livello di partenza del 1990. La ricerca dei due autori verte soprattutto su due aspetti strategici, la natura dei nuovi governi nazionali e la loro apertura agli investimenti esteri, posto che tutti collegano lo sviluppo economico con lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di materie prime, dal petrolio al gas, dall?oro all?uranio. Per quanto riguarda l?assetto costituzionale e politico gli autori sostengono ?impossibilità di paragone con le democrazie occidentali, trattandosi invece di varianti centro-asiatiche dei regimi asiatici di Singapore, Malesia, Indonesia. Quando poi l?analisi si allarga a Kirghystan e Tajikistan bisogna accogliere la catalogazione del ricercatore russo S.Panarin, secondo cui:-Kazakhistan e Kirghystan applicano un modello autoritario ma con qualche temperamento democratico nella divisione dei poteri. Si rammenti comunque che la costituzione kazakistana prevede che il potere presidenziale sopravanzi quello di qualsiasi altro organo;-Uzbekistan e Tajjikistan che presentano lo stesso autoritarismo e dove la divisione dei poteri è esclusivamente formale;-Turkmenistan, ove vige un modello monarchico autoritario a vita ispirato al despotismo asiatico ed il potere del Presidente, che di fatto dirige il Paese con suoi decreti personali, non incontra nessun tipo di limite.Per quanto riguarda gli orientamenti di politica economica, Kazakhistan e Kirghystan hanno optato per lo stesso modello di sviluppo basato quasi totalmente sull?investimento estero, mentre l?Uzbekistan ha imboccato la strada dello statalismo e dell?economia pubblica. Il Turkmenistan, in cui abbiamo direttamente avvertito il conflitto fra l?entità delle riserve di gas, prive di sbocco commerciale, la povertà della popolazione ridotta peraltro a non più di due milioni di abitanti ed i palazzi marmorei della capitale, unisce un?autodichiarata neutralità a forme bizzarre di autarchia e di importazioni mutevoli. Tutti questi Paesi hanno individuato necessaria la strada dell?integrazione regionale ed alcuni, come il Kazakhistan, fanno parte del CIS. La Cina sarebbe iinteressata ad una crescente collaborazione sul versante delle importazioni petrolifere con il Kazakhistan, ma la strada non è breve, anche per il contrasto fra le condizioni di vita delle aree confinanti.
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