Resumo de Il Cacciatore Di Aquiloni

Magia afghana. Duro, triste. Bellissimo. La storia dell''Afghanistan degli ultimi decenni è storia tragica, terribile come poche altre. Insieme di orrori, di vite spezzate, di esistenze straziate ed umiliate, di infanzie rubate. Due bimbi, Hassan e Amir, sono il pretesto per regalarci un affresco sul paese, dall''occupazione russa alla piaga talebana, dai bombardamenti americani alla presa del potere da parte del governo fantoccio dell''Alleanza del Nord. La metafora di partenza è stupenda: un tempo nei cieli di Kabul volavano gli aquiloni, lo sport nazionale afghano, e le loro eleganti evoluzioni rappresentavano la libertà del paese. Poi gli aquiloni non volano più. Amir, figlio di un ricco commerciante, vive col padre in una grande, lussuosa villa con giardino; la madre è già morta, da quando Amir è venuto alla luce. E per questo il padre non l''ha mai perdonato. Gli fa compagnia Alì, servitore del commerciante, ed il figlio Hassan, inseparabile ed adorante compagno di Amir: i due, oltre a trascorrere insieme le spensierate giornate dell''infanzia, formano una formidabile coppia nei tornei cittadini di combattimenti tra aquiloni. Amir pilota, Hassan vice: gli avversari sono annientati. Non solo: Hassan è il più forte cacciatore di aquiloni di Kabul: quando un filo viene reciso in combattimento e l''aquilone vaga in cielo in preda al vento, lui saprà sempre dove andrà a cadere. Il sogno si spezza, qualcosa di terribile accade ad Hassan per colpa di Amir: l''atteggiamento cambia, dettato da un''ostilità figlia del rimorso covato nell''ombra della propria coscienza, in un perverso gioco di specchi. Arrivano i russi a Kabul e i due si separano: Amir e Baba fuggiranno in America, Alì ed Hassan resteranno chissà dove in Afghanistan. Dopo venticinque anni Amir ha realizzato il suo sogno di diventare scrittore, si è sposato, ha una buona vita nella sua casa di San Francisco. Squilla il telefono, la chiamata arriva dall'' Afghanistan, che non gli lascia scelta: parte per Kabul, alla ricerca del figlio di Hassan reso orfano dalla crudeltà dei Talebani. Là non ci sono solo i fantasmi del passato: quello che trent''anni prima era il suo paese ora è una landa desolata in cui vagano donne invisibili, dove i marciapiedi sono carichi di relitti umani ammassati gli uni sugli altri, dove avere un padre od un fratello maggiore è un lusso dopo gli stermini talebani, dove gli occhi della gente restano incollati al selciato per timore di incrociare fatalmente lo sguardo sbagliato, dove gli aquiloni non volano più...Hosseini scrive in modo magico, il lettore non può staccarsi dalle pagine pagine, perchè riesce a sentire fischiare i proiettili. E si ritrova poi il viso velato di lacrime al primo sorriso che Sohrab gli rivolge. Magia.

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