Novecento
(baricco)
Si può scrivere un testo di teatro e farne un romanzo per il solo fatto di mettere dentro quel testo così tanta forza epica che il palleggio di parole fra un dialogante e l'altro finisce per essere solo una delle tante, possibili, modalità espressive della scrittura.
Così avviene nel racconto della meravigliosa vita di Novecento, bimbo nato su una nave da crociera e da quella mai sceso preferendo costruirsi, nella fantastica dimensione di una patria galleggiante, un mondo fatto di musica e silenzi, di paesaggio che dondola dietro gli oblò di terza classe mentre odori e rumori di varia umanità parlano già dei contrasti del mondo, dei contrasti con gli sfarzi della prima classe che preannunciano di qualcosa che anche sulla terra ferma non da proprio la sensazione d'essere bello...E questo, Novecento, lo sa bene! Per questo non abbandonerà mai la sua nave nè il suo pianoforte e quella musica che gli è penetrata dentro, che lo alimenta di vita e sogni con la forza di un sentimento che non ha bisogno nè di spartiti nè di scuole di musica.
Novecento vive su quel transatlantico vivendo il proprio succedersi di stagioni fatto di sbarchi ed imbarchi di comitive, di tanti porti sempre scrutati dal ponte, di venti di mare e profumi di salsedine.
E se dapprima quella storia ti sembra uscita dalla fantasia di uno un po' matto, quando giungi alla descrizione
del travaglio di Novecento per un attimo tentato di scendere, di abbandonare la nave, di conoscere "quell'altro mondo là", beh, quando giungi a quel punto ti accorgi che quella storia è molto più vicina a te di quanto non osassi sospettare.
Ci ritrovi tutta l'angoscia delle grandi scelte e ti identifichi con l'eroe delle grandi rinuncie, quelle che tu stesso, sovente, non hai saputo operare: per convenzione sociale, per quieto vivere, per paura...
Su queste angosce, su questo scorrere di stagioni, sulle imprese epiche di un pianista fermo su un mondo galleggiante ed in continuo movimento, si snoda il romanzo di una vita che, pagina dopo pagina, impareremo ha sentire concreta e vera a dispetto d'una dimensione di fiaba che pure non muore mai.
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