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Stanza 411
(Simona Vinci)

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Una storia d'amore che è la storia di tutte le storie d'amore. In un eterno presente che è quello della storia di ogni amore, anche quando finisce. Dentro la stanza 411 ci sono poche cose. Una valigia. La mia. Il tuo zaino nero. Gli abiti che indossavamo oggi appesi nell'armadio e sulla spalliera di una sedia.

Siamo in due. Tu sei un uomo. E io sono una donna.

È la prima volta che lo penso. Degli altri, quelli che sono venuti prima di te, pensavo: ragazzi. Di me davanti a loro, pensavo: bambina.

Una donna si guarda allo specchio, nuda in una stanza d'albergo, al centro esatto della città di Roma, a pochi passi dal Pantheon. Come la Shahrazad delle Mille e una notte, la donna inizia a raccontare una storia, e la racconta rivolgendosi a un uomo. Racconta la storia di un amore, il loro, ma potrebbe essere benissimo un altro: sia l'amore, sia l'uomo. La storia viene ripercorsa in tutti i suoi momenti, nella nascita della passione, nella voglia di lei di abdicare a se stessa donandosi a lui, nella scoperta della violenza e del rifiuto. Una storia che somiglia a una confessione ma è impietosa come una geometria, misteriosa come l'architettura di un tempio pagano. Dall'autrice di Dei bambini non si sa niente, una educazione sentimentale per l'età che aveva rinunciato ai sentimenti.
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