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The Clown
(Boll, Heinrich)

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Cos'è un clown? Un essere indifeso, un pò matto, incurante delle regole sociali bigotte e ipocrite, un fiore tra gli sterpi, una persona fragile e curiosa come un bambino. La sua forza sta proprio nell'assoluta mancanza di difese e di aspettative di onorabilità sociale. E' il simbolo della poesia, libera e insopprimibile, in quanto naturale aspirazione dell'essere umano. Hans Schnier, il clown del romanzo di Boll scritto nel 1963, è tutto questo ma altro ancora. In lui c'è come una "volontà di potenza" all'inverso, come se, inconsapevolmente, volesse reinterpretare la teorie nicciana del superuomo, sovvertendola radicalmente.
La Germania degli anni Sessanta, seppur lontana storicamente dalla tragedia del nazismo e dalla sciagurata avventura del Terzo Reich, tutta intenta ad arricchirsi ed a migliorare il suo tenore di vita, questa Germania, dicevo, è ancora una società malata. E' una società, come impietosamente fa notare Boll, ancora tutta impregnata di conformismo, anche di stampo religioso, e soggetta ad un imborghesimento massivo e ottuso. Forse, in questa tendenza all'omologazione, alla rincorsa del profitto si nasconde il goffo tentativo di rimuovere un recente passato scomodo. Hans, lontano da tutto questo retaggio, esprime la sua rivolta in modo pacifico e artistico. Si esibisce per strada, i suoi numeri talvolta piacciono, altre volte lasciano indifferenti i passanti. Egli, perciò, è costretto ad affrontare periodi di gravi ristrettezze economiche ma sempre con molta dignità. Rifiuta, infatti, l'aiuto della famiglia che quasi si vergogna di lui e che vorrebbe indirizzarlo verso un lavoro sicuro ma banale. In questa rivolta poetica e spirituale, Hans finisce per perdere anche Maria, l'unico amore della sua vita, che gli preferirà un altro uomo, un miglior partito. Hans, quindi, sempre più solo, sceglierà coerentemente coi suoi principi, di continuare la vita da artista di strada: appoggia il cuscino su un gradino della stazione, dispone davanti a sè il cappello per le offerte dei passanti, imbraccia la chitarra e ricomincia a cantare.
Dare un senso alla propria vita, un compimento al proprio destino ci sembra, osservando Hans, l'unico autentico scopo del nostro peregrinare.



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